In una panchina su corso Siccardi, con un cuscino fatto di libri coperti da una giacca, troviamo Roberto, che ha occhi diversi rispetto a quelli incrociati fino a ora. «Amo leggere, è l’unica cosa che mi è rimasta. Resto qui, vicino a questa libreria, dove ogni tanto qualcuno scambia un libro con me, ed è il regalo più grande che si possa farmi».
Ha dovuto lasciare il suo lavoro anni fa, per problemi di natura psichiatrica. Si è recuperato da tempo, eppure nessuno vuole investire su di lui e sulle sue capacità, a causa del suo passato. Lavorava come tipografo: la sua vita, la sua passione, e il suo futuro. Sognava di aprire una bottega, dove poter sperimentare, e creare un punto di ritrovo per i giovani del suo quartiere. Quando si ammalò perse l’indipendenza: prima il lavoro, poi la possibilità di vivere da solo. Tornò dai genitori, e in un momento successivo venne affidato a una struttura di riabilitazione.
«Ora è difficile, resto per strada perché entrare nei percorsi di reinserimento sociale non è una passeggiata. La lista d’attesa è lunga. Io voglio lavorare, voglio tornare ad appropriarmi della mia vita!»
«Vivere per strada non mi ha spaventato in passato e non comincerà a farlo ora. Sono sicuro che le cose per me miglioreranno, e questa esperienza mi sarà d’aiuto per il futuro. Si impara tanto dalla strada, da ciò che resta dopo il passaggio delle persone, oltre l’indifferenza. Siamo davvero tanti noi senzatetto, e finché non mi sono ritrovato anche io in questa situazione, non ci avevo mai fatto caso».
Scopri gli altri supereroi
* Ogni storia è frutto della commistione di diversi racconti che abbiamo ascoltato durante l’inchiesta, al fine di preservare la privacy di chi ha deciso di offrire anche rughe, occhi e sorrisi, che già hanno molto da dire.