Ha fatto un errore quando era più giovane. E lo afferma senza vergogna, Francesco, accettando il passato e la sua condizione attuale, figlia di quello sbaglio. Le dipendenze, le cattive abitudini, le amicizie devianti. Ma quando cresci senza una guida, e senza controllo, è facile scivolare, è facile rompere le finestre in un cortile per pura emulazione.
Appena ventenne conosce il carcere, e lì la sua vita cambia. Comprende gli sbagli, non si giustifica, lavora sodo e decide che una volta uscito avrebbe cambiato Paese. Così parte, va a Londra da un amico d’infanzia, ma la dipendenza - e non importa tanto che tipo di dipendenza - riprende il sopravvento.
Non riusciva a mettere ordine in se stesso, e trovare un posto nel mondo. Inizia a girovagare per l’Europa, a stento, senza un obiettivo, senza una meta. Passano gli anni e Francesco invecchia. I muscoli si fanno stanchi. Gli occhi, invece sempre più curiosi di vedere altro. Essere un nomade è stata un po’ una condanna, e un po’ una salvezza.
«Ho comunque avuto tanto dalla vita, che mi ha sempre perdonato per ogni sbaglio. Ora cerco di darmi da fare per gli altri, anche solo con parole di conforto, con quel poco che ho»
Poi Torino. «Sono stanco di spostarmi, Torino mi piace, mi ricorda casa». Oggi, il posto che chiama casa è un portico in piazza Carlo Felice, oppure in via Roma. Chiede una sigaretta, ci parla dei suoi nuovi amici. È benvoluto da tutti: si dà da fare per gli altri, condivide ciò che ha con chi è nella sua stessa situazione.
«Poteva andarmi peggio - dice - sono stato aiutato tanto. Ora voglio restituire. Ho poco da dare, ma per me solo, alle volte, è troppo».
Scopri gli altri supereroi
* Ogni storia è frutto della commistione di diversi racconti che abbiamo ascoltato durante l’inchiesta, al fine di preservare la privacy di chi ha deciso di offrire anche rughe, occhi e sorrisi, che già hanno molto da dire.